L’Antro dell’Alchimista
a cura del Prof. Marco De Vincentis
Perché parlare di alchimia in riferimento a un sito web di Cucina? E cos’è l’alchimia, in poche parole?
Se si parla di Alchimia, la mente del volgo tende indubbiamente a rievocare immagini di signori barbuti ed anziani, con ampie vesti medievali, immersi nel fumo e nella penombra di improbabili sotterranei. Fumo che, ovviamente, scaturisce dal solito pentolone, in cui stanno in preparazione chissà quali strani e assurdi misteri.
Altra cosa che torna subito alla mente, è l’alchimista che tramuta il piombo in oro, oppure che produce la pietra filosofale. Pietra che tra le altre cose la leggenda vuole che appunto trasformasse in oro i metalli vili.
Noi, ovviamente, non ci riferiamo a tale immagine di alchimista, fantasiosa e datata, nonché dettata da un iconografia di lunga tradizione, ma del tutto errata.
Il riferimento da cui prende il nome il sito, è quanto mai esatto, ma per comprendere il valore di questa affermazione bisogna chiarire un po’ le idee, spiegando in poche ma essenziali parole cosa era (o è tuttora) l’Alchimia. L’opera è ardua e necessariamente riduttiva, ma servirà a dare un idea approssimata della materia, rimandando ad altri testi per un approfondimento.
Cominciamo con una chiarificazione basilare: l’Alchimia non fu la chimica antica, né una scienza occulta, e nemmeno una forma religiosa. Un autore a me caro ha parlato dell’Alchimia come di un sogno dorato, ed è una definizione che credo sia adatta.
Era detta anche Arte Sacra, e i suoi seguaci dopo tanti sforzi e tanto lavoro intendevano giungere a un risultato ultimo, che veniva chiamato Pietra Filosofale. Questo ambitissimo risultato, non era la pietra che trasforma in oro il metallo vile, come la leggenda un po’ cinematografica ci tramanda. Si dice che gli alchimisti mischiassero e lavorassero diversi elementi, amalgamandoli, favorendone la trasformazione, in una sorta di forno chimico, in cui la cottura finale dava un qualche risultato, quale appunto la pietra filosofale.
In realtà il risultato del lavoro dell’alchimista era un simbolo, così come un simbolo era il complesso lavoro tramite il quale si giungeva al risultato.
L’alchimia era anzitutto un percorso metafisico, attraverso il quale si voleva giungere alla trasformazione anche fisica della materia. Ma passando per il metafisico ossia il filosofale. E la vera materia la cui trasformazione interessava, era l’Uomo, ovvero l’alchimista stesso.
Trasmutare il metallo vile in oro, simboleggiava la crescita dell’uomo, che dal proprio stadio di essere normale o inferiore (vile) doveva crescere a un livello superiore, attraverso la propria trasformazione (evolversi – migliorare sé stesso). Per raggiungere tale risultato fantastico, era necessario che l’alchimista si purificasse e trasformasse al pari degli elementi impiegati nel processo alchemico. Anzitutto nello Spirito.
Alla luce delle necessariamente sintetiche informazioni fornite, si può ben immaginare donde derivi la decisione di paragonare la donna che inventa in cucina a un alchimista.
Per definire la cucina “l’antro dell’alchimista”, abbiamo attinto un po’ alla tradizione leggendaria, e un po’ alla realtà storica.
Pertanto, Laura in cucina è una donna che trasforma diversi elementi, combinandoli tra loro, e rendendoli a forma e sostanza nuova tramite la cottura e gli altri trattamenti dettati dalle ricette. Tali elementi, dopo la loro lavorazione, contribuiscono alla crescita materiale, ma si spera anche spirituale, di chi poi andrà a consumarli, cibandosi di essi.
Tale fine ultimo della trasformazione, per noi, è anch’esso simbolico. Da sempre noi ci si accosta alla tavola per mangiare, con uno spirito diverso da quello apparentemente corrente: non più mangiare per necessità, per il solo fine del nutrimento, ma mangiare per il piacere di farlo.
Apprezzare il gusto di un dato alimento, godere il risultato di una certa ricetta, senza pensare ad altro, o magari nel contempo apprezzando altre cose che ci elevano lo spirito. Io ad esempio amo leggere mentre mangio, ma anche guardare un bel film.
Insomma, il fine a ben vedere è il nutrimento dell’anima, partendo dal nutrimento del corpo.
Il tutto per elevare sé stessi, migliorarsi.
O almeno passare qualche ora in piacevole astrazione dalla vita moderna.
FOTO E
CONTENUTO DEI POST SONO DI PROPRIETA' DELL'AUTRICE.
RIPRODUZIONI ANCHE PARZIALI NECESSITANO SEMPRE DI
AUTORIZZAZIONE PREVENTIVA.
L'Antro dell'Alchimista by
Laura De Vincentis is licensed under a
Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere
derivate 2.5 Italia License.